L’opera
fu realizzata su commissione del re di Francia e l’anno seguente venne
presentato al Salon, l’esposizione di
opere di artisti contemporanei che si teneva periodicamente a Parigi.
Il
soggetto è scelto dalla Roma monarchica quando, durante il regno di Tullio
Ostilio, i tre fratelli Orazi, romani, affrontarono i tre fratelli Curiazi,
albani, per risolvere in duello una contesa sorta fra Roma e la rivale città di
Albalonga. I tre Curiazi morirono e uno solo degli Orazi si salvò decretando la
vittoria della propria città. Il soggetto rappresenta le virtù civiche romane e
David le propone agli spettatori perché l’esempio spinga all’emulazione. In
coerenza al pensiero neoclassico, non mostra il momento cruento del
combattimento ma, immobilizzando i personaggi, sceglie di rappresentare quello
supremo del giuramento che precede l’azione.
La
scena si svolge nell’atrio soleggiato di una casa romana. L’impianto
prospettico è sottolineato dalle fasce marmoree che racchiudono riquadri di
pavimento in laterizio. I personaggi sono distinti dalle arcate sorrette da
colonne doriche lisce: due gruppi sono incorniciati dalle arcate estreme,
mentre il vecchio padre si erge nel mezzo, isolato, consapevole di mettere a
repentaglio la vita dei figli chiedendo loro il giuramento “o Roma o morte”. Il rosso del mantello,
richiamando su di lui la nostra attenzione, lo individua come personaggio
chiave della rappresentazione mentre leva in alto le spade lucenti che,
successivamente, consegnerai figli. È proprio in quella mano che stringe le
armi che i nostri sguardi e i raggi prospettici convergono. A sinistra i tre
fratelli, uniti da un abbraccio e con le braccia protese verso il padre,
giurano solennemente. A destra le donne meste e mute sono abbandonate nel
dolore e nella rassegnazione. In posizione più arretrata la madre copre con il
velo scuro i suoi due figli più piccoli, mentre la figlia Sabina, si volge
verso la cognata Camilla.
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